Un logo tutto nuovo
Probabilmente avrete notato che, qualche giorno fa, il logo di CEFARH è cambiato:

È l’ultimo traguardo (fin qui) di un viaggio cominciato all’inizio del 2021; ma per comprendere questa storia, dobbiamo tornare indietro, fino agli inizi di CEFARH.
Quando tutto è iniziato
Il mio nome è Simon, sono il fondatore del Centre for Adolescent Reproductive Health Foundation in Uganda.
Ho fondato l’organizzazione nel 2010 come strettamente legata alla comunità, quando ero ancora uno studente. Subito dopo averla registrata a livello distrettuale, ho incontrato la mia amica Lisa Mora; Lisa è nata in India, ma è cresciuta nel Regno Unito, e ci ha vissuto la maggior parte della sua vita.
Lisa Mora e io abbiamo lavorato insieme per far crescere CEFARH, in collaborazione con altre organizzazioni locali del Paese, e l’abbiamo portata nei 3 distretti del nord Uganda: Gulu, Alebtong e Kole.
Lisa Mora è stata la mente dietro la crescita del Centro, e da quel momento abbiamo dato il via a diversi progetti nelle comunità:
- Sensibilizzazione sulla salute tramite uno screening tumorale mobile;
- Formazione professionale per bambini coinvolti dalla guerra nel nord dell’Uganda;
- Un progetto di rafforzamento della salute globale della comunità.
Tutto questo è stato CEFARH fino al 2019.
A settembre 2019 Lisa è tornata in Regno Unito per far visita a sua figlia; poco dopo quest’ultima si è ammalata di Covid-19 e purtroppo anche Lisa è stata contagiata, come mi è stato riferito in una telefonata in cui mi veniva comunicato che Lisa era ricoverata, sotto ossigeno e in gravi condizioni. Non c’era nulla che potessimo fare, tantomeno farle visita in ospedale. Il 5 aprile 2020, Lisa ha dato istruzioni a sua figlia di mandarmi questo messaggio: ciao Simon, la battaglia è nelle tue mani ora; ti prego, combatti e non lasciare che CEFARH muoia. Il 7 di aprile, la mia amica era morta.
Cos’ha significato per Cefarh la morte di Lisa Mora
Lisa Mora è stata la forza trainante di CEFARH: tutto il denaro raccolto fino a quel momento era arrivato grazie a lei e alle tante relazioni che aveva costruito nel corso degli anni.
Quando è morta, io non sapevo minimamente da dove cominciare: non avevamo soldi in banca, i pochi fondi ricevuti fino a quel momento erano già investiti nei nostri progetti, e non potevamo accedere al database di contatti di Lisa perché erano tutti nel computer che si era portata con sé nel Regno Unito. Abbiamo dovuto licenziare alcuni collaboratori e interrompere dei progetti, mentre non vedevamo l’ora di tornare a vincere dopo che la nostra soldatessa era caduta in battaglia.
Durante il lockdown del 2020 le cose si erano messe molto male per noi: non potevamo progredire in alcun modo, né fare lavori amministrativi, il nostro sito web era chiuso perché non potevamo nemmeno pagare il dominio e io ho cominciato a bussare a ogni porta per cercare aiuto.
Alla fine del 2020 abbiamo avuto un volontario dal Ghana, che si è offerto di aiutarci a progettare un nuovo sito web se avessimo acquistato un altro nome del dominio. Ci ha anche consigliato di usare Mailchimp per gestire la nostra lista di contatti email e raccogliere iscrizioni dal nostro sito web. Così ho conosciuto Mailchimp e ho scoperto che potevo chiedere supporto ai suoi partner.
Chiedere aiuto e incontrare i nostri amici italiani
Quando si usa Mailchimp, è possibile consultare la rubrica degli esperti e contattarli. Ho fatto richiesta a diversi partner e una di loro ha risposto: mi disse che era molto impegnata ma che mi avrebbe passato il contatto di una sua amica italiana.
Così ho incontrato Alessandra. Abbiamo fatto la nostra prima Skype call il 6 gennaio 2021 e io ero molto agitato perché avevamo bisogno di tante cose e con urgenza. Nonostante questo, lei mi aveva ascoltato, mi aveva detto che aveva visto il nostro sito web e apprezzato moltissimo il nostro lavoro e le cause che sosteniamo e che poteva aiutarci gratuitamente. Io ero così sorpreso che sono rimasto senza parole, le ho chiesto scusa ma lei ha ribadito che questo poteva essere un progetto pro bono e che avrebbe chiesto aiuto a sua volta alla rete di freelance nella sua community di riferimento in Italia.
Esattamente ciò che ha fatto: è riuscita a mettere su un team di persone fantastiche che hanno sacrificato il loro tempo per ricostruire tutta la nostra comunicazione da zero. Hanno rivisto e corretto i nostri testi, completato il sito web, messo a nuovo la nostra pagina Facebook e il profilo Instagram, lanciato campagne di advertising, ristrutturato la nostra newsletter, organizzato i nostri strumenti di analisi perché possiamo tener traccia del lavoro che stiamo facendo.
Tutto è successo velocemente, un sogno che diventava realtà e che mi ha restituito la speranza per il futuro di CEFARH. Alessandra e il suo team sono diventati per noi “quelli mandati da Dio per salvarci” e per noi sono membri onorari di CEFARH e della nostra lotta per migliorare il mondo.
I risultati raggiunti finora dal lavoro condiviso fra i team in Italia e in Uganda
Il sito web di CEFARH è attivo con un enorme incremento di traffico grazie alla SEO, ai social media, alle visite dirette da tutto il mondo, indirizzate alle pagine del progetto e alla landing page delle donazioni.
Sono stati pubblicati moltissimi post sui social media e diversi tra questi sono anche promossi con investimenti pubblicitari, così da farci conoscere e portare traffico al sito web di CEFARH. La copertura dei post è cresciuta tantissimo grazie alle attività svolte su Facebook e Instagram.
Abbiamo cominciato a ricevere supporto e donazioni tramite la landing page, cosa mai successa prima. Questo, tra l’altro, con molte difficoltà perché la prima piattaforma da noi scelta, Flutterwave, non accetta i pagamenti con PayPal e non funziona con molte compagnie di carte di credito fuori dall’Africa; perciò abbiamo dovuto far ricorso a Givingway, un’altra piattaforma, e modificare nuovamente sito web e landing page.
Lo staff di CEFARH in Uganda ora può tornare a lavorare sui progetti locali, grazie ai fondi raccolti con le campagne digitali.
Grazie a questo miglioramento nelle pubbliche relazioni e nella comunicazione di ciò che facciamo, CEFARH ha anche acquisito nuovi sostenitori a livello locale in Uganda: persone che vogliono aiutare la fondazione a svilupparsi.
Il bel legame che si è stabilito tra team ugandese e italiano ci ha resi più forti e determinati a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Il nuovo logo
Una volta raggiunti questi risultati, il team italiano ha anche consigliato di riprogettare il nostro logo perché rappresentasse appieno la bellezza e il significato profondo del nostro lavoro.
Ci hanno mostrato alcune proposte, ne abbiamo discusso insieme e alla fine abbiamo approvato il nuovo logo che rappresenta sempre un bambino e una bambina che giocano assieme, perché l’infanzia e la parità sono il cuore del nostro progetto, e tre colori: blu a rappresentare la freschezza della gioventù, il giallo l’energia dell’attivismo e il verde, come le foreste dell’Uganda.

Conclusioni
Il lavoro tra team in Uganda e Italia prosegue e va benissimo, perciò speriamo continui per il bene di CEFARH.
Voglio ringraziare prima di tutti il nostro team locale in Uganda, per il lavoro meraviglioso e a stretto contatto con le comunità: senza di loro non potremmo fare nulla.
Il nostro grande ringraziamento e apprezzamento va anche a queste fantastiche persone in Italia:
- Alessandra Farabegoli – strategia, coordinamento, email marketing
- Emanuele Rabissi – advertising e social media strategy
- Katia Donato – social media marketing
- Cristiano Ferrari – redesign del sito web e integrazioni tecniche
- Nicola Stocco – redesign del sito web e integrazioni tecniche
- Ambra Caramatti – correzione e supervisione testi
- Veronica Duriavig – redesign del logo
Noi li chiamiamo i super sette.
Grazie di cuore
Simon
NDR: ai super sette si sono aggiunte le persone che hanno tradotto in italiano tutti i testi del sito: Raffaella Isidori, Maria Elena Marras, Elisabetta Mongardi, Silvia Prosperi, Marta Scultz, Giovanna Tinunin. .